Tre Sorelle
Tre Sorelle
Tre Sorelle
Tre Sorelle
Claudia Sorace e Riccardo Fazi
Contemporanea

29 marzo

ORE 21:00

durata spettacolo: 75 minuti

Regia di Claudia Sorace

Tre sorelle

Prima regionale

di Anton Cechov

MUTA IMAGO
con: Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli

drammaturgia / suono: Riccardo Fazi
musiche originali eseguite dal vivo: Lorenzo Tomio
disegno scene: Paola Villani
direzione tecnica e disegno luci: Maria Elena Fusacchia
costumi: Fiamma Benvignati
per INDEX: Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
ufficio stampa: Marta Scandorza

una coproduzione: INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con: AMAT & Teatri di Pesaro per Pesaro 2024. Capitale Italiana della Cultura
con il supporto di: MiC – Ministero della Cultura

foto: Lorenza Daverio, Gaia Adducchio, Luigi Angelucci

Esiste almeno una cosa stabile su cui si fonda l’universo o non c’è nulla a cui aggrapparsi in questa catena di movimenti senza sosta nel quale tutto è intrappolato?
Karl Schwarzschild, fisico teorico, 1914

Se Olga, Maša e Irina fossero persone reali, non solo personaggi teatrali, sarebbero coetanee di Virginia Woolf e di sua sorella Vanessa. Forse una di loro, magari Maša, la sera, nel suo diario, scriverebbe parole simili a queste, che Virginia scrive nel suo tentativo di autobiografia del 1938: “Fu così che Vanessa e io ci trovammo unite da una sorta di complicità segreta. In quel mondo pieno di uomini che andavano e venivano, in quella grande casa piena di stanze, io e lei formavamo un piccolo nucleo privato. Lo vedo come un piccolo punto focale, dove sono concentrate sensibilità, intensità e immediata comprensione reciproca, all’interno di quel grande, riecheggiante, guscio di conchiglia, che era la casa…Ogni giorno dovevamo lottare per tenerci strette cose che, di continuo, ci venivano sottratte o modificate.” Abbiamo cercato in ogni parola delle tre sorelle dove risuonasse questa lotta, questo sforzo continuo di costruire un luogo inviolabile contro l’inevitabile scorrere degli eventi. Siamo partiti da loro tre, come indicato nel titolo, che non a caso le mette al centro di tutto: tre donne rimaste sole, nel vuoto pieno di echi di una casa lasciata da tutte e tutti. Ogni cosa è già successa, o forse deve ancora accadere, tra le pareti di un edificio sospeso nello spazio-tempo, ultimo rifugio nel cuore di un buco nero, sospeso in un eterno presente bloccato tra un passato da ricordare con nostalgia e un futuro che si fa fatica a immaginare. Da lì, dalla stanza principale della casa, da questo “piccolo punto focale” inizia la rivoluzione di tre donne che lottano disperatamente per cercare un senso, per scavalcare l’orizzonte degli eventi e rientrare nel mondo, per rispondere a una semplice domanda, che non a caso apre il dramma di Cechov: “Perché ricordare?” Come delle maghe o delle medium le sorelle mettono in campo strategie di sopravvivenza, vengono attraversate dalle voci e dai corpi dei protagonisti maschili, rivisitano momenti, luoghi e situazioni del racconto. Utilizzano la materia prima della ripetizione, della metamorfosi, dell’ambiguità e della frammentazione, per tornare all’infinito a dare vita a figure che appartengono ormai alla loro vita, al loro passato come al loro futuro, in un esercizio continuo di possessione e di esorcismo allo stesso tempo.
La riscrittura del testo di Cechov mette al centro degli eventi le loro voci e i loro corpi, il portato rivoluzionario del loro pensiero, che, come afferma Versinin, “resterà sempre e un giorno avrà una grande influenza su chi verrà dopo di voi”.
Le tre sorelle, come tre voci di una stessa donna che, all’infinito, attraversa tutto ciò che ha visto accadere e tutti i pensieri che si è trovata a pensare a partire da uno studio sul tratto specifico del teatro: l’immanenza, il partire dal presente assoluto per poter attraversare universi temporali diversi. Nella nostra riscrittura, le parole pronunciate in scena saranno solo quelle di Cechov: è stato incredibile scoprire come tutto fosse già contenuto nel testo originale. Si è trattato piuttosto di togliere, di sottoporre il materiale a un lento procedimento alchemico di condensazione e colatura, che alla fine ha fatto restare l’essenziale. Quel che rimane, e che continuerà a riecheggiare nel tempo, è la voce di tre donne, viste come le future fondatrici di mondi futuri. Anche Cechov, secondo noi, guardava a loro tre in questo modo.

Claudia Sorace e Riccardo Fazi

MUTA IMAGO è una compagnia teatrale nata a Roma nel 2006. È guidata da Claudia Sorace, regista, e Riccardo Fazi, dramaturg e sound artist, ed è composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei lavori. La continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell’immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale, porta la compagnia negli anni a investigare diverse forme di arti dal vivo: il teatro, la performance, il teatro musicale, la radio, con l’obiettivo di cercare sempre la forma migliore per indagare al presente il rapporto tra l’essere umano, il suo tempo e il suo sentire.
Dal 2018 la compagnia è finanziata dal Ministero della Cultura come Impresa di produzione teatrale di teatro di ricerca e di innovazione.
Nel triennio 2019-2022 Muta Imago è stata artista residente del Teatro di Roma, all’interno del progetto Oceano Indiano. A dicembre 2023 ha inaugurato al Centre Pompidou di Parigi l’installazione Bar Luna ideata assieme alla regista Alice Rohrwacher.

Una messinscena di livello europeo. (…) La complessa ricerca di questo nucleo artistico si sta concentrando sull’analisi del nesso fra ascolto interno e ascolto esterno, tra tempo presente, lacerti del passato individuale e proiezione (spesso nefasta) di future umanità.
Sergio Lo Gatto_Teatro e Critica

Sole in scena, in una disperata solitudine elevata a cifra poetica, le tre donne danno vita a una danza della memoria e del desiderio, creando un’amalgama elastico che si aggrega e si dilata, distendendosi sulla partitura di parole e suono.
Maria Teresa Surianello_Il Manifesto

Muta Imago rivisita il dramma di Čechov in un lavoro di grande fascino e potenza visiva

RAJEEV BADHAN, Direttore Teatro Chiabrera

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