8 aprile
ORE ore 9:30 e 11:30
PEM HABITAT TEATRALI
Giovinette
Le calciatrici che sfidarono il Duce
tratto dal romanzo di Federica Seneghini, saggi di Marco Giani
con Federica Fabiani, Rossana Mola, Rita Pelusio
dai 13 ai 19 anni
regia: Laura Curino
collaborazione artistica: Marco Rampoldi
adattamento drammaturgico: Domenico Ferrari
scene e scelte musicali: Lucio Diana
realizzazione costumi e ass. alla regia: Francesca Biffi
datore luci: Valentino Ferro
fotografie: Laila Pozzo
co-produzione: PEM Habitat Teatrali, Rara Produzione
con il sostegno di Fondazione Memoria della Deportazione e della Sezione A.N.P.I. Audrey Hepburn
Una favola. Una storia da raccontare. Per insegnare la passione. Senza passione, che vita è? Una storia che ci ricorda anche che non si deve mai smettere di leggere i segnali di cambiamento. Primavera del 1932. Un anno tra i più piovosi del secolo.
Un gruppo di ragazzine, nei giardini di Porta Venezia, a Milano, scopre di potersi divertire tanto quanto si divertono i maschi correndo dietro ad una palla. Sembra così naturale: stesso entusiasmo, stesso luogo, stesso tempo, stessa età, stessa primavera. Sesso diverso.
È stata la prima squadra di calcio femminile in Italia.
I personaggi sono stati abilmente sovrapposti, riuniti in tre figure che sono le portavoce di tutte le altre ragazze.
Le abbiamo immerse in una scena semplice da allestire in qualsiasi spazio: un teatro, una piazza, una scuola. I costumi, con altrettanta semplicità, indicano il loro tempo, le luci disegnano le stagioni, la musica di Mozart rimanda alla genialità della giovinezza.
Con la fiducia di chi sente naturale l’uguaglianza fra i sessi si immergono nell’avventura collettiva di fondare una squadra. Con la determinazione di chi vuole vincere, chiedono, anche se donne, di essere considerate formalmente alla pari con gli altri sport e le altre squadre.
All’inizio quasi non si accorgono di sfidare le convenzioni, le famiglie, le istituzioni, il regime.
O, se se ne accorgono, pensano di potersi guadagnare, col merito e la passione, il diritto di giocare.
Sono il simbolo dei loro giorni: ci sono ragazze che vengono da famiglie rigidamente fasciste, altre sono state cresciute nella libertà di pensiero, altre non si pongono il problema, in un 1932 che vede Hitler andare spedito verso al potere e Mussolini sostenere politiche di “bonifica della razza umana” e pochi, attorno a loro, sembrano farci caso. La loro è una vicenda entusiasmante e fulminea. Otto mesi di vertigine, fatica, risate, felicità.
È una storia esemplare. Non perché siano delle eroine: quei tempi bui hanno chiesto ben maggiori sacrifici a tante persone.
Esemplare perché racconta come il fanatismo, l’ignoranza, la prepotenza, coalizzandosi con l’ambizione, l’avidità, la sete di potere possono portare persone insospettabili a collaborare, sostenere, fino a rendersi poi progressivamente complici di sopraffazione, follia criminale, sadismo, guerra, in un crescendo che porterà fino all’olocausto.
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